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Di fronte a un mondo in rapida trasformazione, di fronte al proliferare dei conflitti, c'è chi sostiene che è tempo ormai di abbandonare l'utopia del diritto internazionale e della giustizia, e di imparare a navigare sugli eventi con abilità e realismo. Questa posizione ha il sottile fascino di un cinismo capace, in apparenza, di andare contro la retorica del moralismo. Eppure essa nasconde una forte preferenza ideologica: quella a favore della sovranità assoluta degli Stati-nazione. Per introdurre un senso e una capacità di gestione nelle relazioni internazionali contemporanee, l'autore suggerisce una strada più difficile: prendere le distanze dagli aspetti tecnici della diplomazia, affrontando alcune questioni fondamentali di natura etica.